ebaut mi

Mi chiamo stresserentola, ma questo è già chiaro dal titolo del mio blog, la mia storia comincia dove le altre si concludono e cioè dopo il ....e vissero per sempre felici e contenti...
sono sposata, felicemente e da tempo immemorabile con Amò e abbiamo due bambini tuofiglio e tuafiglia a cui ci imputiamo maternità e paternità secondo le peculiarità che vengono fuori di volta in volta.....
abitiamo a Palermo e Lady Mora è la nostra casa, un cantiere perennemente aperto ......
Bhè che altro dirvi, se avete voglia di sapere altro seguitemi....



e se invece volete scrivermi.... stresserentola@libero.it



che dite ... ci vediamo alla prossima?

Lettori fissi

mercoledì 20 marzo 2013

Fotografie

La prima è in bianco e nero, al centro una bimba paffuta con due grandi occhi, ha non più di un paio di mesi. La sua mamma da un lato con i capelli di un castano naturale e il suo papà dall'altro con la barba lunga, proprio come la porta adesso. Sorridono felici, è la loro prima figlia e hanno negli occhi ancora la meraviglia della nascita.
- Adoro questa immagine
- Un raro momento in cui non piangevi
- Piangevo sempre?
- Sempre, per almeno un anno non hai fatto altro, e ti cullavo, e ti facevo fare passeggiate in auto in piena notte, niente, non serviva a niente. A volte ti calmavi se ti cantavo  "Linda, Linda Linda bella Linda..."
- Quella era violenza su minore
- Scema, però a volte funzionava, altrimenti provavo con Faccetta nera, Buonanotte Fiorellino, e quell'altra, aspetta come faceva ..."Mezzanotte già rintocca ho con me un garofano in bocca, son tornato, disperato, nel costume d'Apache per teeee...
- Poi la gente si chiede perchè sono venuta sù così!

Ce n'è una serie di queste, bambini in grembiule, sono tre, sempre gli stessi, ma in età diverse, la foto è scattata sempre sullo stesso balcone, c'è il sole che illumina i loro visi e gli fa strizzare gli occhi.
- Mi ricordo quando mamma mi pettinava in quel modo, i capelli tirati tirati e legati con un elastico, quando a sera finalmente lo toglievo ricordo il dolore della cute, erano sevizie altrochè
- Mi piaceva fotografarvi il primo giorno di scuola di ogni anno,  i miei tre gioielli che si affacciavano al loro divenire, quelle foto erano le tacche della vostra crescita, uno start per voi e un traguardo per me e vostra madre. All'inizio lo facevate con piacere, poi c'era sempre qualcuno che si lamentava, così ho smesso, peccato non avrei dovuto...

Un'ampia finestra da cui entra la luce di una mattina di primavera,  una scrivania in stile "Vecchia Marina" di traverso rispetto alla stanza, e lì seduta una ragazzina un po' scocciata, un po' rassegnata, fissa l'obiettivo, gli occhi sono lucidi, ha pianto e adesso è aggravata sulla sedia  come sei il peso dei suoi 14 anni la  stessero schiacciando.
- L'ho scattata io? Sai che non la ricordavo, eri in ufficio da me, da noi..
- Era una delle tante mattine che non volevo andare a scuola, simulai non so quale malore, ci fu una discussione furente e poi mi portasti in ufficio da te. Pensavo che la discussione sarebbe continuata ad oltranza e invece mi hai parlato, mi hai fatto tante di quelle domande, quelle che non vogliono una risposta, ma che a prescindere dalla combinazione di vocali e consonanti di cui si compongano urlano solo "LASCIATI VOLER BENE".
E poi mi hai stretta forte chiedendomi di fare altrettanto, perchè..."abbraccia me e avrai abbracciato il mondo". Sai papà, il mondo non lo sa, ma ogni volta che lo abbraccio gli regalo un pezzo di te, un pezzo di questa foto, un pezzo di  "lasciati voler bene".

Un lungo corridoio che finisce sulla porta aperta del bagno, un lavello, due uomini, un padre e un figlio l'uno di fronte all'altro. Il padre è anziano, malato, non più padrone dei suoi movimenti. Il figlio cosparge il viso del padre di schiuma da barba, poi con un rasoio la leva via, lentamente, delicatamente, un rasoio che accarezza. Il figlio che fa da padre a un padre che è diventato figlio.
- Di lì a poco ci avrebbe lasciati
- Lo so, per questo ho voluto imprimere quel momento
- ma eri piccola, non ti avevamo detto nulla
- Ho sempre pensato che tu avessi degli occhi piccoli, ma mi sbagliavo, sorridi sempre e gli zigomi tendono a schiacciarli donandoti quell'aria un po' sorniona e compiacente.Quella volta ho guardato i tuoi occhi, erano grandi, aperti, ansiosi di trovare una soluzione, colpevoli di non trovarla, avevi  gli occhi dello spettatore impotente, non occorreva dire altro...

Una clinica, c'è tanto bianco, un momento felice è nata una bimba, sei diventato nonno per la seconda volta. Una barella, tutti ridono, piangono, dicono che è bella, sta bene, assomiglia a suo fratello, alla madre,  alla nonna, alla zia, alla cugina della sorella. Rumore, confusione, la testa che mi gira, gli occhi che non si aprono, la bocca, ho male alla bocca ma non riesco a parlare. Sta bene, la bambina sta bene,  continuano a dirmi, sto male, sono io che sto male. Una mano, la tua mano, ti avvicini, senti che voglio dire qualcosa ma non escono le parole, la bocca, papà mi fa male la bocca. Mi accarezzi la guancia, il mento, la mandibola, lentamente, i nervi si distendono, il dolore si attenua, in silenzio ti ho chiamato e tu mi hai sentita.
- In silenzio, con una lacrima o con un sorriso non smettere mai di chiamarmi, io risponderò sempre.

Sei seduto alla tua scrivania, stai scrivendo al computer, ticchetti sui tasti e guardi spazientito lo schermo che ti mostra cose che non capisci, mi chiami, mi metto in mezzo tra te e la scrivania, tocco i tasti al posto tuo e ti arrabbi, non capisci perchè con te non funzionava.
- Come vanno le cose?
- Bene
- Bene?
- Ho mal di testa
- Il legno risente gli sbalzi di temperatura
- stai tranquillo, dimmi solo che andrà tutto bene
- Andrà tutto bene
- ok, allora tieni, questo è per te, alcune credo di non avertele mai mostrate.
- Grazie, ma la festa del papà era ieri
- Sì ma per entrare nella camera oscura che sta tra cuore e anima ci vuole tempo
- Vieni qui, abbraccia me e avrai abbracciato il mondo.

lunedì 18 marzo 2013

Non fare bei sogni


Ieri Stresserentola ha fatto qualcosa che non doveva fare, si è concessa un lusso che non poteva permettersi, dare una sbirciatina a un sogno.
E' successo verso sera, quando le redini della razionalità cominciano ad essere un po' più lenti, ha visto
La Casa
grande, ariosa, ben divisa, ritrutturata, con una camera per ogni figlio, ed una in più giusto perchè ci sia lo spazio che gli amici possano riempire dopo aver passato una serata a ridere, cucinare e bere.
La Casa
che ha una camera da letto con la cabina armadio e un piccolo studio da riempire di parole, musica, fotografie. Un luogo che può diventare un guscio, per quando si sente una lumaca che ha solo voglia di rintanarsi e rallentare i suoi movimenti, lasciando come unica presenza di se' solo una scia lattiginosa.
La Casa
quella che si trova nell'unica zona di Palermo in cui  il cielo è più grande e riesci a vedere il mare. Vicino alla chiesa che chiesa non è mai stata, quella senza soffitto, così, che le preghiere non trovano ostacoli e arrivano dritte al suo destinatario.
Lei lo sapeva che questa cosa poteva solo farla stare male, ma dimostra sempre una certa strafottenza nei suoi confronti, così ha pure chiamato per sapere il prezzo di quel sogno, sperando che fosse una cifra talmente alta che nemmeno nei tempi migliori avrebbe potuto mettere insieme.
E invece no!
D'altronde i sogni sono tali proprio perchè potenzialmente  raggiungibili, sta a noi poi trasformarli in progetti o utopia.
Stresserentola lo sa che al momento non può progettare
Stresserentola lo sa che i sogni si pagano al prezzo di rabbia e frustrazione, ma c'è ricascata lo stesso e oggi sta male.
Ha la nausea,
è nervosa,
insofferente, 
urla e la gastrite non le da' pace.
Mai più, giura che non lo farà mai più
così, mentre le budella le si aggrovigliano scrive, perchè le hanno detto che se raccontati i brutti sogni smettono di fare male e chissà forse funziona pure con quelli belli.

domenica 17 marzo 2013

Ha senso

Hey Tu
sì, proprio Tu che sei nell'alto dei Cieli
devo dirti una cosa.
Ho visto
due occhi che sorridono
un abito bianco e una semplice croce.
Ho sentito 
il silenzio di una folla in preghiera.
"Buonasera", "buongiorno", "buon pranzo"
parole che hanno il gusto di pane fresco e vino rosso.
Ho percepito
emozione, commozione
e il calore di un suo abbraccio.
Potrei sbagliami ma
quello che ho sentito era profumo di nonno.
Oggi, l'ho guardato, l'ho sentito
e ho desiderato una sua carezza.
Ha detto che Tu perdoni sempre
e io gli ho creduto 
ed è per questo che Ti chiedo  scusa
sono io che ho sbagliato,
non capivo, 
ma ora che Francesco è un nome concreto,
tutto ha finalmente un senso.
Amen




giovedì 14 marzo 2013

La cura - 14/03/2013

- A che stai pensando Stressy?
- Ieri ho cominciato un libro, mr Gwyn di Baricco, è la storia di uno scrittore che un bel momento si rende conto che "che quanto faceva ogni giorno per guadagnarsi da vivere non era più adatto a lui"  e allora stila una lista di 52 cose che non farà mai più, tra cui l'ultima, la n. 52 è quella di non scrivere più libri.
- Ti ci rivedi?
- Bè, diciamo che questa consapevolezza l'ho raggiunta già da tempo ma al contrario di Mr. Gwyn non posso certo mollare il mio lavoro e vagare per le città europee... ma il punto è un'altro: io non sono in grado di fare quella lista.
52 cose che non farò mai più, ma io no ne trovo manco 10.
Ci ho provato mi creda, dalle cose più semplici a quelle più complesse, prenda il baccalà per esempio, io detesto il baccalà, non posso sentirne nemmeno l'odore, l'ho assaggiato una volta e mi sono sentita male. Potrei inserire al n. 1 della mia lista la voce "non mangerò mai più baccalà"  ma non posso escludere totalmente che  tra un anno o tra dieci improvvisamente non mi venga una voglia improvvisa di baccalà, mi è già successo in passato con altri cibi, i Brioss al latte, i fagioli, il minestrone, il salame...i gusti cambiano. Ma se anche i gusti non cambiassero, chi può dire che non verrà un periodo di carestia in cui l'unico alimento disponibile sia il baccalà, pensa che in quel caso mi creerei tanti problemi? No, lo mangerei e mi piacerebbe pure.
- Ripromettersi di non fare più qualcosa che sappiamo farci male o che non va bene per il nostro essere o codice morale che dir si voglia è in fondo la sintesi del rimorso, prova a rielaborare i tuoi rimorsi e forse troverai qualcosa da mettere in quella lista.
- E se per caso io non avessi alcun rimorso?
- E così?
- Spesso ci penso a questa cosa e no, non trovo nulla che non rifarei, per carità non sono mai stata una santa, ho sbagliato in passato, nel presente, e lo farò anche in futuro ma, tutto quello che ho fatto, detto, scritto, pensato è stato consapevole di ciò che sentivo, ero, sono e spero sarò in quel dato momento.
Avrò tanti difetti ma non mi dico bugie, quando sono stata stronza è stato perchè ero stronza, quando ho sbagliato e ho ferito è stato perchè ho scelto quello che, secondo la me di quel momento, era il male minore e ho pagato sempre i miei sbagli,con lacrime, dolore o semplicemente avendo l'umiltà di chiedere scusa. E mi creda è più facile chiedere scusa agli altri che a se stessi.
- E i rimpianti?
- Sono rimpianti
- Stressyyyyyyyyy
- eh, con quelli non ci convivo tanto bene...
- Spiegami.
- E' come...ha presente quando ci si trova davanti a due porte? Bene, io sono quella che con piglio sicuro abbasso la maniglie ed entro, certa di fare la cosa giusta tanto che anche tornando indietro rifarei la stessa identica scelta, ma...ma...ma,  sono anche quella, che non può fare a meno di pensare, sempre,  a cosa sarebbe successo se avessi aperto l'altra.
- Facciamo una lista?
- Una lista di cosa?
- La lista dei rimpianti, dei vorrei ma non posso, dei avrei dovuto e non ho fatto, forse è questa la Tua lista, signora Gwyn.
- Non so se posso riuscirci...fa male
- Lo so
- e quindi?
- E quindi sai già come funziona
- la strada per il meglio passa attraverso il peggio...ci provo ma non garantisco
- e già una cosa, ci vediamo alla prossima?
- ci vediamo alla prossima.

martedì 5 marzo 2013

L'inferno


Ci hanno raccontato l'inferno come un posto buio e freddo dove le anime sono e vengono tormentate, un luogo dove non esiste uscita, dove l'oggi è uguale a ieri e a domani.
Se davvero l'inferno fosse questo non credo che sarebbe poi tanto male.
Gli occhi si abituerebbero al buio, il corpo al freddo, il dolore e il tormento diventerebbero la quotidianità a cui comunque prima o poi ci si adegua.
Non esistono vie d'uscita e a cosa servirebbero?
Quando sai già che domani sarà il ripetersi dell'oggi, viene meno la curiosità, il desiderio di guardare oltre perché un oltre non c'è.
Muore la curiosità, muore il desiderio...
non può esistere il cambiamento. 
Quasi quasi ci si potrebbe anche vivere decentemente in un luogo così:
qui e là sono nello stesso luogo in un non spazio e in un non tempo dove non c'è uscita perché non c'è entrata.
L'inferno è diverso!
L'inferno è fatto sì di tanti giorni bui, freddi, dolorosi e tormentati
ma, 
quando meno te lo aspetti, 
quando credi di non potercela fare più e  pensi che tutte le tue forze si siano esaurite,
ecco che brilla un sole!
Caldo, raggiante, che illumina tutto facendo risplendere ogni piccola cellula del tuo mondo
e tu apri gli occhi, piano piano, perchè non sono più abituati a questa luce ma sono fatti per esserlo.
Occhi che si riempiono delle meraviglie che li circondano, le stesse meraviglie che c'erano anche prima ma di cui non si distinguevano i contorni.
Sono straordinari i contorni, fermano l'istante e lo rendono memorabile.
Ma il tempo scorre quando c'è il sole e anche tu hai voglia di correre perchè il corpo è leggero, nessun dolore, nessun tormento, nessuna stanchezza.
Corri e in fondo, dove l'orizzonte ferma lo sguardo la vedi:
c'è una porta, c'è un'uscita,
volgi lo sguardo alla tua destra e ne vedi un'altra e un'altra ancora sulla sinistra,
cosa ci sarà oltre?
Un altro mondo, un'altra vita, un'altra te?
Corri, in uno spazio immenso bramando famelica di tutto.
Ma il giorno finisce e il sole cala, lentamente.
Lentamente le pupille si restringono.
Lentamente avverti il freddo, la stanchezza
e lentamente ricomincia il dolore e il tormento.
L'inferno non è sempre e solo buio,
ogni tanto ti regala  un giorno di luce, uno solo ogni tanto,
potrà essere domani, o tra una settimana o un mese,
non lo sai.
e tu aspetti, 
al buio,
al freddo,
tra dolori e tormenti
in una gabbia chiamata speranza.

lunedì 18 febbraio 2013

La stirata

Stiro
stiro per non pensare
stiro, perchè in qualche modo devo far passare questo tempo
mezz'ora ancora o forse meno
sono andati insieme, padre e figlio
"dovresti andarci tu" ha detto il padre
"non vieni?" ha detto il figlio
No
perchè se vengo io sembra una cosa importante
e se ci andiamo tutti, lo sembra ancor di più
e invece è una sciocchezza,
sia che vada bene
sia che vada male
una sciocchezza.
Stiro
ci vuole forza per stirare
perché questo ferro non funziona
mia nonna stirava a mano, la mano a 90° gradi le dicevo io
stirava i panni appena tirati fuori dalla lavatrice, gli dava la piega,
poi li stendeva al sole,
e quando li ritirava li poggiava sul tavolo della cucina, si sedeva, e cominciava a stirarli
uno ad uno
angolo con angolo
lembo con lembo
e quella mano che passava lenta e decisa
una, due, tre volte
finché la piega era perfetta
e lo era , sempre.
Stiro
non dovrebbe mancare molto, perché non mi chiamano?
Probabilmente perché non c'è nulla da dire,
o perché c'è troppo?
vorrei sentire qualcuno, vorrei che qualcuno mi tenesse per  mano
vorrei non aver paura...
è una sciocchezza, lo so che è una sciocchezza
il telefono non funziona
dannazione un guasto alla linea, giusto oggi
ma forse è meglio così
non c'è motivo di allarmare nessuno
non c'è motivo di piangere
non c'è motivo
stiro, stiro che è meglio...
ho mal di testa
che brutta giornata che è stata oggi
ansia, pensieri e cattivo umore
ingredienti perfetti per un mal di testa come si deve
ed ecco a lei signora
la cefalea è servita
Stiro, ma che ore sono?
Dovrebbero già essere qui
DRINNN (citofono)
- allora com'è andata?
- Apri che ora che salgo te lo dico
- E' andata male, lo sapevo
- Aprimi e finiscila
Apro, portone, porta e anche il tappo che teneva a freno le mie angosce
- Allora? E' dislessico?
- No, per questo giro c'è andata bene...ha solo bisogno di un po' più di esercizio e autostima, ma che fai piangi?
Si, solo un po', ma ora smetto...
e smetto pure di stirare.

martedì 12 febbraio 2013

Pasqua

Hey Tu
sì, proprio Tu che sei nell'alto dei Cieli,
come stai?
brutta giornata, vero?
Eh lo so come ci si sente in questi casi, lo so, purtroppo.
metti la cosa più importante che hai nelle mani di qualcuno di cui ti fidi ciecamente,
lo hai scelto tu stesso , hai fatto di lui la Tua proiezione,  la guida del tuo gregge.
E lui, un bel mattino si alza, ti guarda in faccia o forse no
e semplicemente dice "io non me la sento".
STONK, arriva come una carcagnata alle ginocchia mentre sei in corsa.


"Ma come? Dov'è finita la fiducia reciproca?
E se tu non te la senti io come faccio?
Affidati a me, ti darò quello di cui hai bisogno,
io sono l'Altissimo che tutto può
non aver paura
credi in me
Credi in me, cazzo!"


E' questo quello che pensi, ma lui non ti sente, non può più sentirti,
sta lì con in mano la lettera di preavviso:
non è colpa di nessuno, io non me la sento, ho bisogno di riflettere...

Ma vaffanculo va', 

l'hai pensato, vero? Puoi dirlo che lo hai pensato, 
tranquillo, non succede nulla,
pure a Dio è concessa una parolaccia ogni tanto.


Sai, capisco che  per Te sia la prima volta, ma quaggiu' queste cose accadono praticamente ogni giorno.
Ogni giorno milioni di noi si alzano e dicono "non me la sento",
qualcuno abdica il proprio piccolo regno
lasciando nel più totale smarrimento mogli, figli, madri, fratelli.
Molti altri invece vanno avanti
con le ginocchia spezzate,
con gli occhi sanguinati,
con le piaghe alle mani.
Vanno avanti, perchè credono in Te
perchè credono in se stessi,
perchè credono in quello che fanno
vanno avanti perchè CREDONO.
Lui, il tuo prescelto, ha semplicemente smesso di farlo
ha mollato
e Tu,
che non hai mai messo in dubbio il mantra del libero arbitrio,
puoi solo accettare e  leccarti le ferite,
almeno per un po'
giusto il tempo di una Quaresima,
poi ti alzi,
prendi un foglio bianco
e ricominci a disegnare.
Dio, vieni qui,
qui, vicino vicino,
oggi sarò io ad avere misericordia di Te,
io, insieme a tutti i miei fratelli che ogni giorno
si alzano e pensano "non me la sento"
ma che poi si prendono un caffè, indossano una giacca e vanno avanti.
Dio vieni qui,
hai sbagliato, succede,
succede,  perché oggi sei rinato e ti sei fatto Uomo!

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