ebaut mi

Mi chiamo stresserentola, ma questo è già chiaro dal titolo del mio blog, la mia storia comincia dove le altre si concludono e cioè dopo il ....e vissero per sempre felici e contenti...
sono sposata, felicemente e da tempo immemorabile con Amò e abbiamo due bambini tuofiglio e tuafiglia a cui ci imputiamo maternità e paternità secondo le peculiarità che vengono fuori di volta in volta.....
abitiamo a Palermo e Lady Mora è la nostra casa, un cantiere perennemente aperto ......
Bhè che altro dirvi, se avete voglia di sapere altro seguitemi....



e se invece volete scrivermi.... stresserentola@libero.it



che dite ... ci vediamo alla prossima?

Lettori fissi

sabato 20 ottobre 2012

E' normale che sia per sempre

il 21 ottobre è il mio compleanno
stavo scrivendo un post
fatto di bilanci, di sogni realizzati e da realizzare
un post sincero e senza fronzoli dove Bea si toglie la maschera di Stresserentola e si confessa per quella che è
ma poi mi è arrivato questo regalo
una favola
mi è stata regalata una favola
scritta da una persona speciale
si chiama Sofia e non ha solo talento
ma  ha anche un cuore grande
e un'anima infinita.
Amo questo posto e ne sono anche gelosa
per questo sono pochi a sapere della sua esistenza
lo tengo nascosto e custodito come si fa con una cosa preziosa
per questo credo che sia il posto giusto 
per far vivere la mia favola
Sofia....grazie

E' normale che sia per sempre
di Sofia Muscato

C’era una volta
una principessa che si vestiva di quotidianità per fuggire dall’inganno del “Per sempre”.
A questa principessa, le favole facevano schifo.
Perché sono rosa, piene di lustrini e non raccontano mai cosa c’è dietro quel “E vissero tutti felici e contenti!”
“Le favole sono la morfina degli idioti!” gridava e, nel frattempo, si strappava il diadema e il mantello.
Questa principessa non voleva essere una principessa.
Sparava alle fate. Schiacciava i folletti. Impalava i maghi.
Una volta le si avvicinò un principe su un cavallo bianco e lei gli diede dell’omosessuale.
Una notte, di quelle con le stelle, le apparve in sogno una ninfa dei boschi e lei se la cazziò perché le aveva fatto venire il mal di testa.
Un giorno, che non la vedeva nessuno, questa principessa decise di uscire dal libro dov’era rinchiusa e strappò le pagine della storia che altri avevano scritto per lei.
Squarciò la copertina, fece un respiro profondo e saltò nel mondo reale.
Fu così che si ritrovò nella terra del “non definito”: quella dove i sogni non esistono e non esistono nemmeno le magie.
Iniziò a camminare senza conoscere la meta.
E ad ogni passo perdeva il ricordo della favola che l’aveva imprigionata.
Vide il mare e pensò che era decisamente meglio della foresta dove aveva vissuto fino ad allora. E più che lo guardava, più che gli occhi le divennero dello stesso colore.
Vide il sole e rilevò che non era giallo come glielo avevano disegnato. Il sole era luce. Luce e basta. E i suoi capelli ne catturarono il riflesso.
Fece molta strada e vide le case, che non erano come il castello in cui aveva abitato: erano più piccole, quindi più facili da riscaldare e da pulire.
Vide le strade asfaltate, ben lontane dai sentieri di montagna dove l’avevano mandata a parlare con gli animali.
Vide anche le macchine e i motori che erano più ingombranti dei cavalli ma, almeno, si muovevano più velocemente e non producevano cacca.
Imparò a dire “Minchia” e “Vaffanculo”. “Acciperbolina” e “Perdindirindina” sparirono dal suo vocabolario.
Iniziò pure a fare una cosa che le principesse non fanno mai: Iniziò a lavorare.
E pensò che, in effetti, quello se lo sarebbe risparmiato. Ma era il prezzo da pagare per sopravvivere nella terra del “non definito”, quindi, di malavoglia, tutte le mattine, si alzava per scomparire dietro carte sempre uguali e gesti già noti.
“Poco male” pensava “La Bella Addormentata ricamava. A me è finita meglio!”
E poi aggiungeva un “vaffanculo!”al suo pensiero, così… perché era coreografico e rendeva l’idea.
Un giorno, la principessa si sposò. E riconobbe in un principe sulla moto, il suo ideale di uomo. Si sposò e capì che l’amore non era solo decorato di rose. Non la sfiorò mai l’idea che un legame potesse essere “Per sempre”.
Perché il “Per sempre” non esiste.
Il “Per sempre” è per quelli che non hanno presente.
E lei, invece, voleva solo vivere di presente, raccoglierlo a piene mani e farne scorta.
Ebbe anche due figli.
Il primogenito non venne esposto sulla Rupe dei Re, né vennero lanciate lanterne, su nel cielo, il giorno che nacque. Lei si limitò a partorirlo nel dolore, come tutte le donne, ed ebbe anche la depressione post partum.
La secondogenita sembrava una piccola dea. Era bionda con gli occhi azzurri. Lei la guardò e si rivide molto in quella figlia. Lungi dall’affidarla a una fata madrina, se la tenne tutta per sé. E se la tenne stretta al cuore fino al giorno in cui la bambina finalmente rise.
E quel giorno, per festeggiare l’evento, lei non diede un ballo. Si limitò a distruggere un camion giocattolo.
Sì. Quella era una famiglia molto strana, in effetti.
Ma era reale. Senza erre maiuscola.
Era fatta di sveglie mattutine a base di latte e biscotti, caffè e brioches. Decorata da pranzi e pappine, da pannolini e biancheria intima.
Era una famiglia.
Un micro mondo fatto di regole e confini.
Sì, confini. Quelle sottili linee impercettibili agli occhi ma in grado di creare profondi solchi tra una dimensione e l’altra. Mura dell’anima, mura del cuore, mura di una casa.
E lei, tra quelle mura, aveva creato la sua storia, dettato le sue leggi e imposto le sue regole.
C’era la durezza della vita tra quelle mura, ma anche l’arte del sogno e la dolcezza che la terra del “non definito” non erano riuscite a strapparle di dosso.
La dolcezza era lì: nello sguardo che destinava ai figli prima che uscissero da casa, nel bacio che regalava al marito prima che scendesse a lavorare, nell’albero di Natale decorato con la pasta, nelle cornici d’argento che consegnavano al futuro i sorrisi del presente.
E le bastava quello per sapere che il giorno che aveva deciso di uscire da quella insulsa favola, aveva fatto la cosa giusta.
Una mattina mentre si dimenava tra lavoro, traffico e spesa, si fermò improvvisamente.
Le gambe non rispondevano ai suoi ordini.
“Cazzo, muoviti!” s’ intimava mentre la assaliva la paura.
Ma niente. Non succedeva niente.
Era immobile. Bloccata.
E anche le braccia cominciarono a irrigidirsi.
E anche la testa.
E gli occhi le divennero grigi.
E i capelli le divennero bianchi.
“Che cazzo sta succedendo?” gridava.
Ma non la sentiva nessuno.
Nessuno.
Tutti si comportavano come se lei fosse quella di sempre.
Come se le gambe fossero solo appesantite dalla fatica.
Come se quei capelli fossero la giusta conseguenza del tempo che passava.
Come se quegli occhi fossero solo stanchi.
Come se le mani potessero fare ancora cose semplici. Come è semplice scrivere.
Pietrificata, mentre il mondo le si muoveva attorno alla velocità di sempre, ebbe solo la forza di chiudere gli occhi. Quegli occhi abituati a vigilare su tutto, un giorno si piegarono su loro stessi e prima che si chiudessero del tutto si sentì pervasa dal senso di colpa.
Chi avrebbe vigilato sui suoi figli?
E il suo Principe sulla moto? Chi si sarebbe presa cura di lui?
Ma lei non ce la faceva.
Cazzo non ce la faceva.
E non era colpa sua.
Lei chiudeva gli occhi perché non poteva fare diversamente.
Lei chiudeva gli occhi perché le sanguinavano se li teneva aperti.
Cadde in un sonno profondo.
Cadde fino a perdersi in meandri sconosciuti e tutto era sempre più buio e tutto era sempre più nero.
Ma, finalmente, in mezzo a quelle ombre, riuscì a distinguere delle immagini e quando, lentamente, riprese coscienza, si ritrovò sospesa nell’aria e seduta su un filo d’argento che univa due stelle.
E lì si accorse di non essere da sola. Accanto a lei c’era una bambina dai lunghi capelli scuri e con due occhi da cerbiatta.
Era vestita da Principessa ed era strano, perché non era carnevale e non le sembrava di certo il posto migliore per indire una festa in maschera.
“Chi sei?” le chiese con un fil di voce.
“Ciao, io sono Sofia, ho trent’anni e voglio fare la Principessa. Scappo dalla terra del “non definito” perché mi fa paura. Sto cercando una favola tutta mia per restarci dentro il più possibile. E tu chi sei?”
“Io sono Beatrice ho 37 anni e le principesse mi fanno schifo!”
“Ah, bene! Perché le Principesse ti fanno schifo?”
“Perché il rosa è un colore inutile. Perché i principi sono tutti frosci e perché le canzoni dei cartoni animati mi fanno venire il vomito!”
“Non hai mai letto una favola?”
“No. Ai miei figli, la sera, prima che si addormentino, leggo Bukowski”
“Ah… e scusa, se non hai mai letto una favola, come fai a sapere che fanno tutte schifo?”
“Perché io, da una favola, ci sono scappata. E lo so come funziona. Non è né vero, né bello.
Ѐ solo una perdita di tempo. E il tempo è prezioso, perché non esiste una cosa che duri “Per sempre”.
“Non esiste il “per sempre”? Ma vuoi scherzare, spero! L’amore è per sempre! L’amicizia è per sempre! I sogni sono per sempre!”
“Minchiate! Esiste quello che puoi permetterti ora. Adesso. Non domani. Non fra tre giorni. Ora!”
“Che vita triste che hai!”
“Sempre meglio della tua!”
Restarono in silenzio per un po’.
Sofia guardava le stelle e le indicava col dito. Beatrice cercava di trovare una corda per scendere su qualcosa di stabile. Le dava fastidio tutta quella precarietà. Su di un filo d’argento appeso tra due stelle stava, veramente, di merda.
“Cos’è, hai paura?” La voce squillante di Sofia rimbombò nel silenzio cosmico.
“Non ho paura.
Ѐ solo che voglio scendere!”
“Hai paura”
“No, voglio solo scendere!”
“Senti, lo capisco… non è facile stare sospese a mezz’aria. Ma, alla fine, se ci fai l’abitudine, diventa anche divertente!”
“Che cazzo c’è di divertente quassù?”
“Beh, per esempio, si vedono una serie di cose che sono difficilmente individuabili dal basso… tipo le comete, tipo la Via Lattea, tipo i pianeti! Ah e dimenticavo… Da quassù puoi vedere meglio anche la terra!”
 “A me viene solo da vomitare. Soffro di vertigini! Dimmi come cazzo si scende!”
“ E poi, da qui, sei più vicina a Dio e lui ti sente meglio!”
“Tu sei strana. Sei strana forte. Senti, a me, Dio non mi ha mai sentita. Quello non sente nessuno.
Ѐ per i fatti suoi!”
“A me, ogni tanto mi sente. E quando non mi sente, mi arrabbio”
“Ecco, brava, incazzati tu per tutt’e due che, a me, pure incazzarmi mi viene difficile!”
“Tu sei strana. Sei strana forte…”
“Zitta e fammi scendere”
Restarono in silenzio per un po’.
Sofia faceva penzolare i piedi e Beatrice calcolava la massa delle stelle per capire per quanto ancora potevano reggere il suo peso.
“Sei sposata?” chiese Sofia. E la sua voce rimbombò nel buio cosmico.
“Sì, sono sposata”
“Ah… e com’è?”
“Com’è cosa?”
“Quando una è sposata…”
“Normale. Come vuoi che sia!”
“Normale? Che significa normale? Voglio dire… se un uomo decide che sei tu la donna che vuole accanto per tutta la vita, non è solo normale.
Ѐ romantico. Ѐ bellissimo…”
Ѐ normale, invece!”
“Forse per te…”
Restarono in silenzio per un po’.
Sofia tirava la coda a una cometa. Beatrice guardava in basso.
“Mi racconti come hai capito che era l’uomo giusto?” chiese Sofia. E la sua voce rimbombò nel buio cosmico.
Beatrice accennò un sorriso.
“Vuoi sapere come ho capito che era l’uomo che volevo sposare?”
“Sì…”
“Perché mio marito è sempre stato un uomo semplice. Non ha mai usato molte parole e non ha mai fatto grandi discorsi, ma tutte le volte che mi ha guardata, mi ha guardata come se fossi l’unica donna al mondo. Non so come ha fatto, ma da subito ha intuito i miei pensieri e, dopo anni di matrimonio, alla fine di una lunga giornata, ancora oggi, quando mi ritiro a casa,  so che tra quelle mura c’è l’unico uomo che riesce a capirmi…”
“Bello…”
“Ha contenuto la mia pazzia. Mi ha dato la sicurezza e la tranquillità che altri non hanno saputo darmi. E poi con lui rido e se ci sono giorni in cui mi vede nervosa, mi da anche la possibilità di gridare…”
“Bello…”
“E poi mi ha sempre presa in giro. Con lui, tutto si è trasformato in qualcosa di più divertente.
Ѐ sempre stato dalla mia parte, sempre. Lui mi ha accettata per quello che sono ed è un uomo generoso, uno che non si risparmia mai. Per questo lo amo: perché mi da la possibilità di amarlo e di amarmi mentre amo lui…”
“Bello…”
“Già… bello…”
“Bello è qualcosa di più rispetto a ‘normale’… lo sai vero?”
“Lo so… ma non c’avevo mai fatto caso…”
Restarono in silenzio per un po’.
Sofia modellava le nuvole. Beatrice calcolava la pressione atmosferica per capire se poteva lanciarsi o meno da lassù.
“Mi dici cosa si prova quando qualcuno ti ama?” chiese Sofia. La sua voce rimbombò nel buio cosmico.
“Perché non lo sai?”
“No… A me non mi ha mai amata nessuno…”
Ѐ normale…”
“Normale è un termine che non puoi usare, va bene?”
“Va bene… rompicoglioni…”
“Cosa si prova quando qualcuno ti ama… Non lo so.
Ѐ una vertigine costante. Ѐ come trovare un cuore dove puoi sempre sentirti a casa. Ѐ come quando sai che, nel bene e nel male c’è sempre qualcuno che è pronto ad apparecchiare una tavola per due persone. E una di quelle due persone sei tu. Ѐ come non stare mai a digiuno. Ѐ anche difficile, sai? A volte senti la responsabilità di un abbraccio, di una parola, di una persona e sai che l’ultima cosa che vuoi è fargli del male. Difendi un sorriso, difendi una carezza, difendi e lotti perché sai che l’amore che quella persona rappresenta è il tuo pranzo, la tua cena, il motivo senza il quale non vai avanti…”
“Caspita, dev’essere una bella sensazione…”
Ѐ più che bella… è la cosa che ti fa sentire viva in mezzo a un terremoto… Ѐ come quando scrivi e hai sempre parole nuove…”
“Ah ecco…”
“Io prima scrivevo tanto… ora un po’meno…”
“Perché?”
“Perché ci sono tante cose da attenzionare e non riesco a seguirle tutte…”
“Ti manca scrivere?”
“Come a te manca l’amore…”
“Capisco…”
“E tu come mai non hai un uomo?”
“Un Principe, vuoi dire…”
“Sì, un principe… quello che è…”
“E non lo so… forse sono difettosa. Ne avevo trovato uno. Una volta mi ha portata al mare, al tramonto. Ero felice. Pensavo che fosse arrivato il mio turno per la gioia. Ma niente… se n’è andato. Io per non piangere, mi sono rifugiata su una stella… cerco una favola dove ripararmi… una favola dove alla fine i mostri muoiono e il Principe salva la Principessa…”
“Tesoro mio… non esiste un solo principe nella vita… a volte, dobbiamo cercare a lungo prima di trovarne uno che sia all’altezza… A volte, scappare dalla realtà è la soluzione più immediata, ma non è la migliore. Vivere, alla fine, è facile. Amare è una questione di fortuna, ma puoi farcela… devi solo ricordarti di volerti un gran bene…”
“E tu? Tu ti vuoi bene?” chiese Sofia singhiozzando.
Restarono in silenzio per un po’.
Sofia piangeva e Beatrice pure.
“Perché piangi?” chiese Sofia. Il suo silenzio rimbombò nel vuoto cosmico.
“Non lo so…”
“Io piango perché forse non mi voglio tanto bene…”
“Già… nemmeno io mi voglio un gran bene…”
Restarono in silenzio per un po’.
Sofia si asciugava le lacrime col mantello e Beatrice prese in prestito il mantello di Sofia e ci si asciugò il naso.
“Senti, ho un’idea…” disse Sofia. E la sua voce rimbombò nel vuoto cosmico.
“Che dici se adesso tu mi insegni come si fa la donna?”
“Io ti dovrei insegnare come si fa la donna?”
“Sì… tu la sai fare…”
“Vuoi che ti insegni come si fa la donna? Ma è da pazzi! Tu sei già una donna! Tu dovresti solo imparare a guardarti meglio. Sei così straordinaria…”
“Dici davvero?”
“Sì. Sei un po’pazza, ma straordinaria! E io mi impegnerò a ricordartelo ogni giorno, così tu, la prossima volta che ti si avvicinerà un uomo, prima di confonderlo col Principe Azzurro, imparerai a chiederti se ti merita. Perché una donna straordinaria non può accontentarsi del primo che passa. Una donna straordinaria deve imparare a pretendere. Ok?”
“Va bene…” rispose Sofia, accennando un sorriso.
“Ah, senti, piccola pazza io ti porto con me nella terra del “non definito” solo se tu me l’arredi con tanti piccoli sogni e qualche lustrino, va bene?”
“Fammi capire, che vuoi di preciso?”
“Non pensavo che l’avrei mai detto, ma io… io… io voglio una favola…”
“Tu hai già la tua favola. Sei una donna caparbia, volitiva. Porti avanti una famiglia. Hai dei figli. Le tue mani non sono così diverse da quelle di Dio perché tu puoi creare tante piccole storie e puoi riscrivere mille volte la tua. Hai ragione. Tu non hai un Principe Azzurro. Tu hai qualcosa di più. Tu hai un uomo. E gli uomini sono mancanti, sono carenti, sono fallibili. Ma hanno un dono rispetto a chi non sa cosa significa cadere: sanno cosa significa ‘ricostruire’. E questo li rende più forti, nella debolezza, li rende più forti.
Ѐ molto più difficile vivere una tacca un po’più giù del cielo che fare il supereroe. Bea, tu sai cos’è l’amore. E sai che l’amore è ciò che ti tiene in vita anche sotto le macerie…”
“Sì… ora lo so…grazie!” disse Beatrice piangendo.
Restarono in silenzio per un po’.
Sofia fece una scala di stelle e lasciò che Beatrice piangesse più a lungo possibile.
“Allora, scendiamo?”chiese Sofia. E la sua voce rimbombò nel vuoto cosmico.
“Sì. Ma prima promettiamoci che ci incontreremo qui tutte le volte che vorremo…”
“Non hai più le vertigini?”
“No. Ho voglia di giocare con le stelle!”
“Va bene. Tutte le volte che vorremo… Andiamo?”
“Dopo di lei, Principessa…”
“Bea, prima di scendere, un’ultima cosa: Siamo amiche?”
“Sì, tesoro mio… è normale!”
“Già è normale!”
“Sofia, siamo amiche!”
“Per sempre?”
“Per sempre…”


La Cura - 20/10/12

Perchè è venuta qui?
Perchè  ho dato retta a chi mi vuole bene
Qual è il problema?
quello che vede, non mi escono più le parole, sono muta
ma adesso sta parlando?
no, adesso sto scrivendo e la scittura è solo una forma elaborata di silenzio
bella questa me la segno
faccia pure non credo nemmeno che sia mia, troppo bella per essere mia
perchè lei non è in grado di scrivere cose belle?
una volta si, adesso non più
perchè?
perchè sono qui
perchè è qui?
perchè non escono le parole, sono muta
ricominciamo?
da dove?
dall'inizio, parlami di te
perchè mi da del tu? io non la conosco, lei non mi conosce..
diffidente e sempre sulle difensive...per metterti a tuo agio, per una questione di età: potresti essere mia figlia
non sono poi così giovane
quanti anni hai, scusa ha?
36 ma domenica ne faccio 37 che poi che stronzata è sta cosa di festeggiare un anno che è già concluso
meglio festeggiarne 38, almeno si festeggia qualcosa che comincia...
non ha paura dell'età che avanza
no, dovrei? perchè sa, tra le tante paure che ho questa mi manca ma siamo sempre in tempo ad aggiungerla
quali sono le sue paure?
non possiamo cominciare con qualcosa di più semplice?
ok, come vuole mi parli di lei, mi faccia un riassunto della vita di Stresserentola cominci dall'inizio com'era Stresserentola bambina?
Era felice, credo,spensierata no, quello no...era una bimba più grande della sua età, era la sorella maggiore, quella che doveva dare di più e meglio, quella che non doveva creare problemi perchè già ce n'erano tanti, quella che tanto se la sbrigava da sola...
e poi?
e poi era una bambina con tanta immaginazione, passavo ore a fantasticare, a fluttuare tra i pensieri, mi veniva facile, riuscivo a staccarmi totalmente dalla realtà e viaggiare in un mondo tutto mio..-
bene, stiamo passando dalla terza persona alla prima è già un progresso, meno distacco mette con se stessa e più facile sarà ritrovarsi. A scuola?qual era il suo profitto? che ricordi ha di quel periodo?
la scuola elementare credo che sia stato il periodo più bello della mia infanzia, amavo quella scuola, adoravo la mia maestra, nella mia scala di affetti era al secondo posto dopo mia madre, quella donna mi leggeva dentro e io mi fidavo di lei ciecamente,è stata la prima persona a cui confidai il mio sogno...
e poi cos'è successo?
è morta!
si è sentita tradita, abbandonata?
no, ero già alle scuole medie quando successe, ma è stato brutto ugualmente
ne vuole parlare?
ricordo il dolore lancinante quando seppi la notizia, una lama che ti si conficca allo stomaco, ero a casa da mia nonna, stavo lavando i piatti, me lo disse mia madre che lo aveva appena saputo per telefono, piansi...
poi il funerale, indossavo un maglione color lilla, mia madre me lo aveva comprato il mese prima, ma faceva ancora troppo caldo per metterlo, mi piaceva quel colore, non avevo mai avuto un maglione di quel colore e poi era morbido e mio...sa erano i tempi in cui si riciclavano gli abiti dei cugini più grandi, ma anche di zii e parenti più o meno vicini, ma quel maglione era mio e non vedevo l'ora che facesse freddo per poterlo indossare. A Palermo la temperatura si abbassa di colpo, senza preavviso, un giorno c'è caldo il giorno dopo è inverno, non ricordo che mese fosse, ottobre, novembre forse, comunque andò così, il giorno del funerale pioveva e faceva freddo, ma non poi così tanto perchè indossai solo il maglione lilla su una gonna nera, nessuna giacca...ricordo i cipressi, una lunga fila di cipressi prima di entrare in chiesa,
mia madre mi stava accanto e io piangevo...
mi urlò di smetterla
mi diceva che se non la finivo saremmo tornate a casa
ma io piangevo
e lei si arrabbiò,ancor di più
non ero una figlia ubbidiente, pensai
la deludevo, pensai
non ero all'altezza della situazione, pensai
era mia madre, ed era arrabbiata con se stessa
perchè non sapeva come proteggermi da tutto quel dolore
ma questo lo capii solo molti anni dopo.
Facciamo una pausa?
si.

sabato 2 giugno 2012

Abbraccio e imparo


La bambina nuotava tranquilla e sicura
sorretta dai suoi braccioli
ad un tratto uno dei due si aprì scivolandole via dal braccio,
l'acqua la sommerse,
il mare, che fino ad un attimo prima la divertiva, ora le faceva paura.
- Non ci riesco, io non so nuotare - disse spaventata
In un gesto di rabbia sfilò via anche l'altro,
tutto o niente pensò sua madre guardandola e riconoscendosi in lei...
La madre ritenne che era dunque giunto il momento d'insegnarle a nuotare
- Dammi le mani - le disse - tieniti a me e nel frattempo batti i piedi forte forte
- ma ho paura - rispose la bambina
- Ci sono io e non ti lascio, promesso!
La bambina un po' titubante seguì le istruzioni ma la paura le impediva di rilassarsi, allora con le sue piccole braccia si arrampicò al collo della madre, la cinse, sorrise e cominciò a battere i piedi forte forte mentre il corpo piano piano si adattava alla nuova situazione e assumeva la posizione corretta.
- Mamma ho capito- gridò contenta - abbraccio e imparo!

Vivo in  un mare d'incertezza
ma ho una famiglia
ho l'amore
ho l'affetto di chi mi tende la mano
e sente la mia paura come fosse sua
sì, si è rotto il bracciolo che mi teneva a galla
e non so nuotare
ma posso vincere la paura
perchè oggi ho capito
che
abbraccio e imparo!

giovedì 31 maggio 2012

Se lo dice lei...

Ore 8.30
Casa dei miei, beddamatre in pigiama setaccia la casa con fare agitato...

- Ciao Mà, tutto bene?
- tuo padre ha perso il portafoglio, ma si può??? ma una può stargli sempre dietro a raccogliergli i pezzi che perde? chissà dove lo ha lasciato?
- E' possibile che glielo abbiano rubato?
- No, è più probabile che lo abbia dimenticato da qualche parte, pure la testa lascerebbe se non l'avesse attaccata al collo...i bambini come stanno?
- bene, Tuafiglia inventa ogni giorno una scusa per non andare a scuola ma poi ci va, Tuofiglio è in perenne fase di adolescenza precoce..
- ieri è stato in gita, com'è andata?
- Bene, bene, si è divertito ma soprattutto è tornato sano e salvo...senti devo dirti una cosa...
- si, si, aspetta può essere che l'ha dimenticato in bagno...
- Mamma, Amò è stato licenziato, di nuovo!
- e perchè?
- perchè c'è poco lavoro e il tizio non ha i soldi per tenere una persona anche se a part-time...
- Ma dov'è l'avrà perso sto portafoglio?...Non ti preoccupare...il Signore chiude una porta e apre un portone...
- si, come no!
- le carte di credito le ha bloccate? la denuncia l'ha fatta? ora è pure senza patente....tu stai tranquilla! prega prega...
- io con Quello non ci parlo più! Aggiusta una cosa e ne sfascia un'altra...
- Può essere che lo ha lasciato in ufficio?...tu adesso che ci vai, controlla bene ovunque...e stai serena che s'aggiusta tutto...
- ma come faccio a stare serena? il mutuo, le rate dell'auto, la scuola dei bambini, ora pure la logopedia di Tuafiglia...
- Se io sono tranquilla tu non hai di che preoccuparti...vedi, io non sono in ansia nè per voi nè per il portafoglio di tuo padre quindi puoi stare serena...
- ma che teoria è questa? va bè và ...mi prendo il caffè e vado in ufficio...
- Cerca bene sotto la sua scrivania...ma anche dentro i cassetti o in bagno vedi, vedi... e non ti avvilire...
- Si va bene... me ne vado...ti chiamo più tardi...

Ore 10.00 - ufficio di mio padre squilla il telefono.
- Stressy, sono mamma, ho trovato il portafoglio di papà...come vedi andrà tutto bene!

Se lo dice lei...


mercoledì 30 maggio 2012

Preghiera 2.0

Hey Tu
proprio Tu che sei nell'alto dei cieli
ma lo vedi o no quello che sta succedendo?
Più di duemila anni fa hai fatto un bel lavoro, hai creato una bella azienda che bene o male è andata avanti, è cresciuta, si è allargata...certo avrei qualcosina da dire sull'amministratore delegato in carica ma nessuno è perfetto..
ecco, ma non è che adesso puoi pretendere di vivere di rendita senza metterci un po' del tuo
capisco che hai un età
capisco che guardarci con il digitale celeste è una tragedia
ma non è che puoi passare tutta la vita su Sky e dimenticarti di noi
Noi...che poi sono qui per parlare di me e lo sai
Ho paura
la terra trema,
le bombe esplodono
il lavoro scarseggia e i soldi pure
la salute al momento c'è ma anche la mia ulcera ha un limite
che intenzioni hai si può sapere?
che non ti sia venuto in mente di fare una cosa alla "Extreme makeover"?
Non che tu non possa per carità, ma diavolo (cito la controparte solo per effetto scenico)  studiati bene il format prima di cominciare:
prima una bella panoramica sullo sfacelo in cui viviamo
poi un bel trasloco in massa per circa 7 miliardi di persone su un paradiso anche non terrestre e anche un po' fiscale
POI DISTRUGGI TUTTO!!!!
Rimetti a posto anche meglio di prima, 
e ci riporti tutti a casa, magari abbonandoci  pure l'IMU che male non fa.
Ecchecivuole!!!
Senti un po'
ho una cosa da chiederti
piccola piccola e breve breve
domani il mio bambino va in gita con la scuola
io tanto per cambiare sto un po' in ansia
non potresti per favore applicarti un po'  e far sì che domani sia una giornata qualunque
una di quelle che tra vent'anni non mi ricorderò dov'ero e cosa facevo...
una di quelle che non mi tengano incollata all'Ansa
una giornata di quelle che non mi facciano pensare a Te insomma 
perchè quando sto bene spesso mi allontano ma non lo faccio per ingratitudine non pensar male,
lo faccio per non scocciarti, anche per dare spazio agli altri se vogliamo...insomma se sto bene non hai motivo di preoccuparti per me no?
ma tanto non succede spesso quindi rassegnati 
continuerò a scriverti
ho capito che questo mezzo ti piace
piace molto anche a me
io qui riesco a parlarti
e tu ti ritrovi un bel post da appendere sulla bacheca celeste tra le cose da non dimenticare.
Ora vado
buonanotte o buongiorno 
o Amen fai Tu


P.S
grazie per l'altra volta non te l'avevo ancora detto
segnale arrivato forte e chiaro
vedi che quando ti applichi i risultati si vedono

P.S.bis
non che non mi fidi ma domani mattina io quel piccolo favore te lo ricordo
magari non per iscritto
facciamo alla vecchia maniera
io prego Al Padre
e tu proteggi mio figlio
e così sia! ...per favore

martedì 22 maggio 2012

Orlando

Dunque sei tornato
dopo dieci lunghissimi anni
credi di saperlo fare?
E' stata una bella storia la nostra
lunga, travolgente, appassionata
e poi...
poi si cambia
tu volevi altro
io ho voluto un'altro
la nostra primavera era finita
e per me è cominciato l'inverno!


Dunque sei tornato
cosa vuoi, riprenderti i miei figli?
e credi di saperlo fare?
ti hanno respinto già una volta
sono stati senza un padre per anni
senza guida
senza nessuno che stesse ad ascoltarli
alcuni sono scappati via
e quelli rimasti hanno solo avuto pietà
no, non di me
di se stessi.


Dunque sei tornato
perchè?
perchè mi ami?
e credi davvero di saperlo fare?
o  ami solo il te stesso che sta con me?


Dunque sei qui
seduto a capo tavola
sicuro di saperlo fare
e io sento ancora quel brivido 
come dieci anni fa
sento quella passione viscerale
che mi prende, mi travolge 
e non lo so se è amore
o desiderio di conquista
e dovrei resistere
perchè mi hai già portata in alto 
mi hai fatto già toccare l'apice
e da lì che sono caduta
giù e ancor più giù
ho toccato il fondo


Dunque sono qui
tra le macerie di me stessa
sporca
distrutta, 
umiliata
sola
vuoi rialzarmi?
e sei sicuro che io lo voglia fare?


Dunque siamo qui
io e te
non più giovani
ma ci vuole tempo 
e un'altro giro
un'altro valzer?
No, ancora minuetto
di nuovo tu
di nuova tua
Palermo

lunedì 7 maggio 2012


La vita è una trilogia,
le cose più belle accadono tutte nel primo volume
che però si conclude senza lieto fine.


Ci siamo conosciute alla scuola media, aveva i capelli castani e lunghi, gli occhiali tondi, un paio d'orecchini con un grande pendente a forma di pesce palla,  jeans uniform e polo benetton.
Io stavo seduta nel banco dietro, capelli lunghi  tenuti raccolti con una coda stretta effetto lifting facciale, jeans e  maglia acquistati alla Standa, la guardavo e invidiavo i suoi orecchini.
Ci siamo ignorate per un po',
lei parlava degli Europe e dei Duran Duran, io conoscevo solo i Bee Hive
lei guardava "il tempo delle mele" io bim bum bam
lei era amica della "bella"
io era amica della "bestia"
lei salutava con il bacio, masticava chewing gum e diceva parolacce
io...no.
Un giorno mi disse "la bella è una stronza" e io le dissi "la bestia puzza"
scoppiammo a ridere, lei mi offrì una chewing gum,diventammo amiche e io cominciai a dire parolacce.
Insieme le prima uscite al fast food
Insieme ci siamo ustionate al sole
Insieme ci hanno buttato fuori da un cinema.
E quando siamo rientrate per il secondo tempo della Boheme ci hanno fermate perchè... non esiste un secondo tempo nella Boheme.

Finite le medie ci iscrivemmo alla stessa scuola per ragionieri
Una lunga e profonda amicizia, fatta di risa e pianti, chiacchiere e silenzi, urla e sussurri...
Anni trascorsi al telefono a gettoni perchè quello di casa costava tanto e noi avevamo sempre troppo da dirci...
e poi il diploma, il primo viaggio insieme
il primo amore, quello vero
le prime liti, quelle vere
e le strade che prendono direzioni diverse ma parallele.
Il matrimonio, il mio e poi il suo,
i figli, i miei e il suo
i mariti diventano amici, i figli pure e tutto segue il percorso che avevamo sognato
ma a volte accade che la vita prenda il sopravvento...

- Pronto, ciao come stai?
- Scusa non posso ci sentiam più tardi...
- Pronto, ciao avevo voglia di sentirti
- Anch'io ma adesso sto lavorando, ti chiamo dopo
- Pronto, che dici se una sera usciamo solo tu e io?
- La sera è troppo complicato e poi sono così stanca...
- Pronto, ti ho chiamata tutto il giorno
- Non ho visto le chiamate...
- Pronto?
- Risponde la segreteria telefonica ...

ci si sente sempre meno, ci si vede sempre meno
ci si guarda e non ci si vede

- Ti sei tagliata i capelli?
- Sono mesi che li porto così
- Giovedì parto, finalmente vedrò Patrizia
- Patrizia chi?


e poi una mattina mentre sono a lavoro squilla il cell,
riconosco il numero
è il marito di La'
rispondo: "che è successo?"
"E' morta sua nonna"

A volte la vita prende il sopravvento
ma possiamo sempre scegliere di cambiare rotta

Sali in auto, fai tanti km e lungo quell'autostrada pensi
a tutte le estati passate in paese da sua nonna
le sue mani grandi e la voce roca
a quella casa sotto l'arco
al tetto sulla piazza
alla cassatelle e alla torta di ricotta
"Pronto, sono per strada sto arrivando"
non è sorpresa, mi aspetta...
arrivo e la vedo
ha la rigidità del dolore trattenuto.
L'abbraccio
si lascia abbracciare
e senza parole
scriviamo "fine" al suo primo volume.


mercoledì 18 aprile 2012

Affari tuoi

Amò come avrete avuto modo di capire è un tipo tanto caruccio
padre affettuoso, marito fedele (per pigrizia non per altro) lavoratore indefesso 
e quando è in casa un vero "signore" mangia e dorme arrecando il minimo disturbo.
Ma non è tutto oro quel che luccica
ed infatti il nostro eroe ha un punto debole:
vi è mai capitato guardando la TV di capitare quelle odiose televendite?
e vi è mai capitato di pensare "chi è così idiota ingenuo da farsi abbindolare ?"
Bene, sappiate che uno di questi individui l'ho sposato io.
Nel corso degli anni abbiamo collezionato:
i materassi con la trapunta quattro stagioni
gli orologi della buon anima di Mike Bongiorno 
il vino dalle Cantine di Mianonnasofia
la poltrona che ti massaggia quel muscolo che non sapevi d'avere
il plantare (questo però non è mai arrivato)
le pillole per dimagrire di giorno e di notte.
Ma ci sono anche le super offerte telefoniche da non dimenticare
Es: "Lei è il fortunato vincitore di un telefonino di ultima generazione"
ed è affascinante come con occhi sorridenti ti dice "Amore ho vinto, proprio io!"
che quasi non hai il coraggio di disilluderlo,
ma poi arriva il "pacco" e la constatazione che il concetto di "ultima generazione" è fin troppo relativo.
Deriso e umiliato ma per nulla scoraggiato
il nostro eroe comincia a puntar il dito sulle gravi carenze strumentali della stressata famiglia:
"Stressy com'è che in questa casa non c'è uno spremiagrumi?"
"perché non lo uso ma se ti serve lo compreremo alla prima occasione"
parole che non avessi mai detto
trascorse le 24 ore
"Stressy, ti ho comprato lo spremiagrumi!!!"
Che caro! direte voi
già, caro, effettivamente 100 euro per uno spremiagrumi manuale è un tantino caro
ma poi si scoprì che lo spremiagrumi era il gadget di un set di coltelli miracolosi che tagliavano persino i surgelati e noi sappiamo bene quanto questa pratica sia fondamentale in ogni famiglia che si rispetti.
I coltelli alla fine non si rivelarono una fregatura e lui tutto contento vantò per anni il grande affare con la verve e la convinzione solitamente riservata ai supereroi.
Ma arriviamo ai giorni nostri
"Stressy forse più tardi viene un mio amico che deve consegnarmi un pacco"
"Che pacco? Che hai comprato? Un'altra televendita?"
"Ma nooooooo è una fascia che aiuta a rassodare e dimagrire, una specie di sauna localizzata, me l'ha consigliata un cliente, pensa, funziona da subito, tu ti misuri i cm della circonferenza della pancia per esempio, ti metti la fascia, attacchi la presa e stai non più di 50 minuti, poi la togli e già hai perso 2 cm"
"Amò, l'hai comprata in TV e hai imparato a memoria la televendita?"
"Nooooooooooo me l'ha consigliata un cliente, che mi ha dato il numero del concessionario che li vende, io l'ho chiamato e oggi ce la consegnano, pensa, puoi utilizzarla anche tu e unisex"
"Oh che donna fortunata che sono, urlo di giubilo, ma secondo te sono scema????"
"Ma dai, che con la sauna localizzata quest'estate farò la mia porca figura"
"...di merda?"
Il pacco arrivò come previsto.
Ora
immaginate un omone grande e grosso come Amò
che con un metro da sarto si misura la circonferenza vita
ora immaginate lo stesso omone che applica la fascia miracolosa sul panzone peloso
che attacca la presa collegata alla suddetta fascia
e che attende immobile per 50 minuti  il compiersi del miracolo.
Fatto? bene.
Allo scadere del tempo previsto,
metro da sarto,
misurazione della circonferenza
situazione immutata
esclamazione colorita tipicamente sicula
 e commento:
"Ma in TV funzionava!!!!"
E fu così che il lupo non perse ne il  vizio e manco il grasso.

venerdì 13 aprile 2012

Buongiorno

Ore 7.00 interno casa
- Stressy abbiamo un problema...piove!
- E va bhè scendiamo tutti insieme, prima lasciamo Tuofiglio, poi Tuafiglia, poi lasci me in ufficio e tu ti porti l'auto...
- E a che ora arrivo a lavoro? No, no, prima lasciamo Tuafiglia che viene di passaggio, poi Tuofiglio, tu lasci me e ti porti l'auto...
- Tuofiglio entra prima a scuola, anche se poi dobbiamo tornare indietro meglio che prima lasciamo lui, poi lei, e se poi io mi porto l'auto non ho dove trovare parcheggio, quindi l'auto te la porti tu!
- Mammaaaaaa che mi devo mettereee?
- Mammaaaaa Tuofiglio mi dice che sono pazzaaaaa
- Stressyyy che si deve mettere Tuofiglio?
- Mammaaaaaa è vero che oggi è l'ultimo giorno di cuola e domani è vacanza?
- Stressy ma perchè hai sta faccia?
- E tu perchè non hai fatto il caffè?
- Mammaaaa prima di andare a scuola mi compri la gomma pane?
- No
- perchè?
- Perchè è tardi
- No ma guarda, prima andiamo a comprare la gomma pane, poi mi lasciate a scuola, poi lasciate Tuafiglia, e poi andate a lavorare.
- E l'auto chi se la porta?
- Boh!
- Sono le otttooooooo
- Bambini i biscotti vanno bene per merendaaaaa?
- per me sì
- per me no, vollio i crecher, anzi mi metti i crecher e poi i biscotti e io poi sceglio
- Allora mi compri la gomma pane?
- No
- Ma io no capisco, tu mi avevi detto che oggi me la compravi
- Si, ma piove e dobbiamo scendere tutti insieme e prima dobbiamo accompagnare tuasorella e poi te e poi dobbiamo andare a lavoro ed è tardi
-Ma prima perchè non accompagnate me?
- Giusto prima accompagnamo te!
- E allora perchè non mi puoi comprare la gomma pane????
- Perchè è tardiiiiiii
- Sono le otto e venticinqueeeeeeee
- Prendete gli zaini, i giubbotti, l'ombrello
- Le chiavi le ho prese iooooo
- Chi arriva prima al portone vince...
- Fermi non correte per le scale
- Mammaaaaa tuofiglio mi dice che sono lentaaaa
- Ma non è vero, io no ti ho detto niente
- Presto entrate in auto, Tuaglia muoviti!!!
- Ecco ora pure tu mi dici che sono lenta
- Stressy ma ogni tanto la benzina la metti?
- Non ultimamente
- Non so nemmeno se arriviamo a scuola di Tuofiglio...
- E' tardissimo
- Arriverò tardi!
- Allora la gomma pane non me la comprate?
- NOOOOOOO!
- Ma perchè oggi tutto questo traffico?
- Piove, quando piove c'è sempre più traffico
- Ma tutti questi ragazzini per strada?
- Forse dovevano andare in gita, che sfortuna con questo tempo...
- Stressy ho pensato, lasciamo Tuofiglio, poi lasci me a lavoro, torni indietro e lasci Tuafiglia e ti porti l'auto
- Amò ho pensato..NO!

squilla il cellulare...mio padre

- Stressy finalmente, dove siete, i bambini?
- Papà siamo tutti qui in auto, li stiamo accompagnando a scuola, che succede?
- Ma c'è stato il terremoto!!! E' mai possibile che tu non l'abbia sentito? Stanno evacuando le scuole e tutto questo traffico...non ti sei accorta di niente?
- Ah! ok...ti chiamo dopo!
clik
- Amò, c'è stato il terremoto
- Ah, e quindi?
- Prima lasciamo te, poi facciamo benzina, i bambini vengono con me, niente scuola oggi...

-SIIIIIIIIIIIIIIIIIII EVVIVAAAAAAA
- E la gomma pane me la compri adesso????

venerdì 6 aprile 2012

Incertezza

Si chiama Incertezza ed è una puttana!
E' arrivata con una lettera di licenziamento
si è presentata come una parente stretta di Profondo Dolore
e come tale l'ho fatta entrare in casa mia anche senza che chiedesse "permesso"
l'ho presentata ai miei figli perché non avessero paura di questa nuova presenza
l'ho guardata, le ho chiesto cosa volesse, l'ho lasciata fare...e ho sbagliato!
Si è presa il mio uomo
Si è presa i miei sogni
ha preso me...
Mi ha rinchiusa in una grande bolla trasparente perchè potessi vedere e sentire tutto
ma dove nessuno vedeva e sentiva me.
Mi ha torturata mostrandomi tutti i desideri inespressi
mi ha fatto desiderare l'indesiderabile
Mi ha tolto i colori...
Mi ha tolto la fame...
Mi ha tenuta al freddo...
Mi ha rallentato il tempo...la bastarda
Ogni giorno era più lungo, ogni istante interminabile e la notte...mi ha tolto anche il sonno.
Sentivo il peso dei miei passi, è incredibile come prendi percezione del tuo corpo quando perdi la percezione di tutto il resto...alzi un braccio, lo abbassi e già ti sembra un miracolo, sei padrona di un movimento, lo controlli ...è una certezza, è un arma!
Aiuto, Aiutatemi, Tiratemi fuori da qui!!!!
Guardavo i miei bambini, giocavano con quella donna pensando fossi io
sembravano sereni ...ma poi li ho sentiti.."Mamma perchè non ridi?" "Mamma ma tu...no niente"
Lo sanno, lo sanno che non sono io...
E  poi guardavo lui
mangia...si ingozza di cibo
mangia anche con la mia fame
dorme...dorme anche il mio sonno
Amò svegliati, ho bisogno di te...
non mi sente, non mi vede
le forze cominciano ad abbandonarmi
le parole sono andate via
rimangono solo i pensieri, muti.
Silenzio...sto andando via...silenzio...sono già via...
Lui è sveglio
si avvicina
 il suo sguardo è perso nel vuoto
"sei così fragile...dov'è la tua forza?"
mi vede...mi ha vista...sì sono io... portami via, ti prego, portami via...
si apre un varco dentro la bolla, mi prende per mano, sento la sua mano...piango, piango tutte le lacrime che ho in corpo, piango anche le sue di lacrime, sento le lacrime, sento il suo abbraccio, sento il suo odore.
Sono io, siamo noi
è una certezza, è un arma!

- Stressy, svegliati, amore stai piangendo...hai avuto un incubo?
- Sì, un incubo, ma adesso è passato
- Ho una bella notizia da darti, ho un lavoro ... mezza giornata, ma meglio che niente!
- SIIIIIIII e fanculo la puttana!
- di chi parli?
- l'incert... no niente, c'è il sole, fa caldo, usciamo e  festeggiamo che oggi è Pasqua!

sabato 31 marzo 2012

30/03/2012

Su Slutever, Karley Sciortino avverte: “Questo blog vuole far credere a chi non mi conosce che la mia vita è più eccitante di quanto sia in realtà”. Ti consiglio caldamente di imitarla, Bilancia. Fa tutto quello che serve per far credere a tutti che sei un personaggio affascinante. Pesce d’aprile! La verità è che nelle prossime settimane la tua vita sarà così appassionante che non avrai bisogno di fingere che lo sia.




...e chissà che Rob non abbia ragione ;-)

venerdì 13 gennaio 2012

La passione di Rosalina

"...è come andare in bicicletta!"
Si, ma poi chi l'ha detto che andare  in bicicletta sia facile.
C'è stato un tempo in cui eravamo una cosa sola, ore e ore l'una sopra l'altra, corse, piccole passeggiate, e poi accade che semplicemente si smette, che c'è sempre qualcosa di più importante da fare, si è troppo stanchi, c'è troppo caldo o troppo freddo.
E poi un giorno senza una ragione in particolare pretendo di ricominciare e ...cado!
Fa male, no, non è la piccola sbucciatura al ginocchio, quella è niente
Fa male dentro, fa male sentire di non esser più quella di prima
Fa male pensare di non esser più in grado di sentire quell'adrenalina, quella stanchezza e quella pace...
Fa male aver paura.
E allora che faccio? Risalgo in bici e riprovo
continuo ad avere paura, ma arrivo fino a destinazione, me la carico addosso e la porto a casa
è stato bello? No, è stato un disastro
Non può essere bello se sei terrorizzata ad ogni pedalata
Non può essere bello se hai paura di farti male
Non può essere bello se devi mentire dicendo che ti piace
No, non può!
Ci rinuncio, è questo quello che pensi 
o tutto o niente
e poi non c'è tempo
e poi sei stanca
e poi fa troppo freddo
però continui a guardare quei cerchi, quei pedali, quel manubrio e pensi: chissà, forse, un giorno...


Ieri sono salita in bicicletta
sarei dovuta partire piano ma è quasi impossibile quando hai tanta energia in eccesso
e allora aumenti i giri ma il respiro non ti accompagna 
e quando sei più debole la paura prende il sopravvento
devo fermarmi, bere acqua, anche un solo attimo
poi risalgo e ricomincio
ho ancora energia e pedalo, pedalo, pedalo
perchè tutti questi paletti sulla pista?
perchè non mi ero mai accorta che fossero così tanti?
dovrei dribblare, fare lo slalom, prima ne ero capace
pensare al passato, pensare a com'ero non aiuta
non ce la fai? scendi, attraversali a piedi e poi ricomincia 
Funziona! Mi sento!
i pensieri non fanno più rumore
ora ascolto solo le sensazioni
sento il vento,  la stanchezza 
ma mi piace,  il sudore, ma mi piace
lo sento scendere lungo la schiena
anche la fronte è madida 
ma sorrido e aumento la potenza 
un altro paletto
non ho paura, guardo oltre, sì, l'ho superato
mi piace, 
oh eccome se mi piace
mi sembra di volare
gambe, braccia, ognuno sa' cosa deve fare e lo fa'
di più, più veloce, 
il fiato che esce dalla mia bocca
il cuore che batte forte 
e la salita che riconosco 
mi aspetta, mi chiama
l'affronto
di più, più sù, più forte, ancora
la cima
SIIIIIIII
il mare e la pace!



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